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      E quanto alle oblazioni volontarie, volevano che generalmente fosse proibito il dar e ricever alcuna cosa poco inanzi o poco dopo per qualcunque rispetto si voglia; imperoché per raggione del tempo si ha da presumere che sia dato per il sacramento, e per questo era allegata la glossa, la qual dice che, quantonque il metter danari nella cassetta sia opera di pietà, nondimeno il farlo al tempo del sacramento ricevuto induce sospizione di simonia: doversi aver rispetto al tempo nel quale la cosa, che del rimanente sarebbe stimata buona, ha specie di malizia; esser precetto divino levar ogni occasione di scandalo et astenersi da ogn'apparenza di male, e per fare che i sacramenti siano amministrati con purità, proibir assolutamente le offerte spontanee ne' tempi che i sacramenti sono amministrati, essortando i fedeli a quelle negli altri tempi et occasioni.
      Per l'altra parte era detto, che un canone del concilio cartaginese IV concede che sia ricevuto quello che è offerto da chi fa battezare i suoi figli; che i teologi, dopo avere determinato che per i sacramenti niente di temporale può esser ricevuto, insieme consentono che si possi ricever per la fatica nell'amministrargli. E molto piú quando non è dato o ricevuto per rispetto del sacramento, ma per raggione di limosina; che questo sarebbe un levar a' laici le occasioni d'essercitare le opere di pietà; che levando le offerte volontarie, i poveri curati non averanno di che sostentarsi. Allegavano l'autorità di san Paolo, che non sia lecito metter la musarola al animal che batte il grano nell'ara, e che serve all'altare, dell'altare debbe vivere.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Paolo