Pagina (475/1561)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Di tutte le cose deliberate e delle difficoltà rimanenti, cosí nella materia di fede, come di riforma degli abusi, i legati mandarono copia a Roma, ricchie[de]ndo ordine di quello che dovevano risolversi, fra tanto non tralasciando di reessaminare le medesime materie, ma trattando però piú seriamente la materia della pluralità de' beneficii, già, come s'è detto, proposta, e parte in questo tempo medesimo ventilata; della quale, per narrarla continuamente, ho portato il tutto in questo luogo.
     
     
      [Nella congregazione della riforma si rimettono su le qualità de' vescovi rispetto alla residenza]
     
      Nella congregazione de' 15 genaro, quando furono dati fuori gli articoli de' sacramenti, continuandosi la materia incomminciata il giorno inanzi, alla pluralità s'aggionse di trattare le qualità e condizioni de' vescovi, poiché assai non risiedono per non esser atti ad essercitar il carico; e molte cose furono dette, preso principio da quello che san Paolo ricerca ne' vescovi e diaconi, facendo gran riflesso sopra le parole "irreprensibile", "dedito all'ospitalità", "non avaro", "non nuovo nella religione" e "stimato anco dagli esteri"; appresso furono portate altre condizioni requisite da molti canoni, né in questo occorse alcuna contenzione, declamando tutti concordamente contro i vizii e defetti de' prelati e dell'ordine ecclesiastico: il che non dispiaceva a' legati, vedendo volontieri i prelati a trattenersi con questa imagine di libertà. Ma nel fervore del parlar Giovanni Salazar, vescovo di Lanciano, attribuí l'origine del male alla corte romana, la quale nella distribuzione de' vescovati avesse mira non alla sufficienza delle persone, ma a' servizii ricevuti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Roma Paolo Giovanni Salazar Lanciano