Pagina (482/1561)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Molti dicevano, che il solo pontefice potrebbe a questo provedere, et alcuni comminciavano ad entrare nell'opinione di Albenga, che il pontefice facesse quella riforma da sé; cosa che a' legati piaceva, cosí per degnità del papa, come per liberarsi da gran travaglio di questa materia, che, dalle varie opinioni et interessi, giudicavano di difficile digestione: sperando anco che quando s'avesse fatto il passo di lasciare questa riforma al papa, facilmente si ottenesse di lasciargli anco il capo della residenza, piú duro ancora a smaltire per esser populare, e tirarsi appresso la ricuperazione dell'autorità e giurisdizzione episcopale. Entrati adonque i legati in speranza che questo si potesse ottenere, massime se si fosse proposto come cosa fatta e non come da fare, diedero immediate conto al pontefice, a cui la nuova riuscí molto grata; perché ormai tutta la corte et egli medesimo stava in pensiero dove avessero a terminare i tentativi e dissegni de' prelati. E parendogli di non differir a batter il ferro mentre era caldo, fece il passo piú longo della estesa significatagli da' legati, e spedí una bolla per la quale avvocava a sé tutta la materia della riforma. Ma, mentre in Trento s'aspettava la risposta da Roma, non fu però intermessa l'incomminciata trattazione; si fece una minuta di decreto che nissun potesse aver piú che un vescovato, e chi piú ne aveva, ne ritenesse un solo; che all'avvenire chi ottenerà piú beneficii inferiori incompatibili, sia privato senza altra dicchiarazione, e chi già ne possede piú che uno, mostri le sue dispense all'ordinario, che proceda secondo la decretale d'Innocenzio IV, Ordinarii.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Albenga Trento Roma Innocenzio IV Ordinarii