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      Questo parer non fu approvato in parole da tutti quei da chi fu tenuto in conscienza; onde il legato Monte, fortificatosi, diceva che questa era sottilità per non deferir alla Sede apostolica quanto erano tenuti, e fece tacer tutti. Dimandò il vescovo di Badacoz che in quel proemio si dovesse far menzione che l'articolo della residenzia non era tralasciato, ma differito. A che risposero i legati che ciò era un diffidare delle promesse loro, anzi del pontefice, et un obligarsi vanamente a cosa che sempre è in potestà: con tutto ciò, per dare sodisfazzione in cosí intenso desiderio, si sarebbe aggionto nel proemio che tutto si decretava proseguendo l'incomminciato negozio della residenza, con che si mostrarebbe che non fu finito nell'altra sessione e ne rimane anco parte da trattare.
      Sopra i capi delle qualità de' vescovi et altri curati, disse l'arcivescovo Torre che quelli non solo non davano rimedio alle corrottele introdotte, anzi snervavano i rimedii vecchi, perché con termini cosí universali d'età, costumi, scienzia, abilità e valore, si poteva canonizar ogni uno per abile: e l'allegar decreti di Alessandro lo esser un annullar tutti gli altri canoni che prescrivono altre condizioni; poiché sempre, nominato uno e studiosamente tacciuti gli altri, pare che se gli abbia derogato; che sarebbe necessario dir una volta chiaro qual è questa gravità di costumi, questa scienzia di lettere; il che se fosse fatto per l'una e l'altra qualità, sarebbe escluso per sempre ogni cortigiano.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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