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      Fu anco di nuovo ricchiesto che fossero vietate le unioni a vita et annullate le già fatte.
      Ma il numero maggiore approvò i decreti come furono proposti, parte per propria inclinazione alle cose romane, e parte per esser stati pratticati, et alcuni buoni anco, a' quali era fatta promessa che il papa con una sua bolla averebbe levato e quelli e molti altri disordini, ma essere dovere, per riputazione di quella Santa Sede, lo facesse egli medesimo, e non paresse che la sinodo l'avesse costretto contra il suo voler a ricever leggi. E questi, posti insieme, ascendevano a' tre quarti di tutto 'l numero della sinodo. Instando il tempo della sessione e reletti gli anatematismi, da qualch'uno fu ricercato che si aggiongesse la dottrina, da altri fu ricchiesto perché non si risolveva il decreto degli abusi: quanto a questo furono fermati con dire che non era ben discusso e che era luogo piú opportuno portargli dopo tutti i sacramenti, rimediando insieme agli abusi occorrenti nel ministerio di ciascuno et agli universali in tutti. Per render raggione dell'ommissione della dottrina, il piú concludente argumento fu che cosí s'era fatto nella sessione del peccato originale e che la dicchiarazione per modo di dottrina è necessaria, quando, senza quella, gli anatematismi non possono esser intesi; però nel decreto della giustificazione esser stata di necessità, ma in questo de' sacramenti gli anatematismi da sé esser tanto chiari che servono anco per dottrina. Il tempo instante et il consenso del numero maggiore fece che se risolvesse per questa opinione e fossero costretti a tacer quelli che dimandavano la dottrina e riforma degl'abusi sopra detti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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