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      Venuto il 21 aprile, giorno già destinato per la sessione, con celebre concorso di tutto 'l popolo di Bologna e con molta solennità, i legati accompagnati da 34 vescovi, si ridussero al consesso, nel quale altro non fu fatto se non letto un decreto, dove si diceva che essendosi deliberato in Trento di trasferir la sinodo a Bologna e celebrar la sessione in quel giorno, publicando canoni in materia de' sacramenti e della riforma, nondimeno, considerando che molti prelati soliti a ritrovarsi nel concilio erano stati occupati nelle loro chiese per le feste di Pasca, sperando che presto saranno per venire, per far le cose con degnità e gravità, si differisce a celebrare quella sessione sino al 2 giugno, riservandosi nondimeno di poter anco ristringere il termine. Fu anco decretato di scriver lettere per nome della santa sinodo generale a' padri rimasti in Trento, ortatorie ad andar a Bologna et unirsi col suo corpo, dal quale separati non possono chiamarsi congregazione ecclesiastica, anzi danno molto scandalo al popolo cristiano. Le quali lettere ricevute in Trento furono giudicate poco prudenti, come quelle che erano per esasperare, non per ammolire gli animi. E perciò fu consegliato di non dare risposta, per non introdurre contenzione, ma lasciare cader il tentativo, quale era ascritto alla troppo libertà di procedere del cardinale del Monte, non alla moderazione dell'universale.
     
     
      [Cesare rompe il Sassone, e 'l lantgravio s'arrende]
     
      Cesare, che con tutto l'essercito era nella Sassonia con potente armata a fronte di quell'elettore, occupato tutto nelle cose della guerra, aveva deposto i pensieri delle cose del concilio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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