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      Protestando similmente che l'imperatore, per difetto, colpa e negligenzia loro e del papa, provederà con tutte le sue forze, non tralasciando la protezzione e tutela della Chiesa che se gli conviene per essere imperatore e re, conforme alle leggi et al consenso de' santi padri e del mondo. Dimandarono in fine istromento publico delle cose da loro trattate e che il mandato di Cesare e la protestazione loro fosse inserita negl'atti di quella asserta congregazione.
      Dopo la protesta il Velasco presentò la scrittura medesima che teneva in mano, e replicò l'instanza che fosse registrata. Il cardinale del Monte, con consenso della sinodo, con gravissime parole protestò esser parecchiati piú tosto a morire, che sopportare l'introduzzione d'un tal essempio nella Chiesa, che la potestà secolare congreghi concilio: che Cesare è figlio della Chiesa, non signore o maestro. Che esso et il suo collega sono legati della Santa Sede apostolica e che non ricusavano di render conto a Dio et al pontefice della loro legazione, e che fra pochi giorni averebbono risposto alla protestazione lettagli.
      Il Mendozza in Roma, ricevuta la risposta da Cesare che dovesse proseguir inanzi e protestare al papa in presenza de' cardinali et ambasciatori de' prencipi, e ricevuto aviso dell'azzione fatta in Bologna dal Vargas e Velasco, comparve in consistoro, et inginocchiato inanzi il papa, lesse la protestazione, tenendola in mano scritta. Incomminciò dalla vigilanza e diligenza dell'imperatore per riunire la republica cristiana divisa in varie opinioni della religione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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