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      Spesse volte si sono fatti concilii fuori delle provincie dove erano le eresie; scoprir ben che cosa gli dispiace nella risposta datagli: cioè che siano ricevuti i decreti fatti e da farsi, e sia tenuto il modo servato sino dal tempo degl'apostoli. Che egli è per fuggir ogni negligenza nella cura della Chiesa e se Cesare vorrà usar diligenza, pur che stia tra i termini prescritti dalle leggi e da' padri che si convengono a lui, la fonzione dell'un e l'altro, distinte, saranno salutifere alla Chiesa; e per quanto s'aspettava a conoscere se la traslazione era legitima o no, avvocava a sé la causa e deputava quattro cardinali: Parisi, Burgos, Polo e Crescenzio per conoscerla, commandando a ciascuno che, pendente la cognizione, non attenti alcuna novità e dando termine un mese a' padri di Bologna e di Trento da produr le loro raggioni. E questo decreto lo fece ridur in scritto dal secretario consistoriale nella forma giudiciale solita della corte, con inibizione a' prelati di Bologna e di Trento di non innovar alcuna cosa, pendente la lite.
      Della risposta del pontefice non bastò agl'imperiali di ridersi per la distinzione ivi apportata di protestare non contra il papa, se ben inanzi il papa, ma ancora Diego replicò una nuova protesta, dicendo aver da Cesare speciale mandato di protestare nella forma che usata aveva. Et in Bologna, ricevuta la inibizione del pontefice, non facendosi piú ridizzione de' vescovi, né congregazione de' teologi, a poco a poco partirono tutti, fuorché i stipendiati dal papa, che non potevano farlo con loro onore.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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