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      Perilché non credevano che la loro presenza fosse necessaria in altro. Che se vi è mancamento, il candor d'animo nondimeno è chiaro; che pensavano a loro bastar dissentire dalla traslazione proposta, e per modestia et umiltà non interpellar la Santità Sua, qual speravano non dover mancar a quello che avesse giudicato utile alla Chiesa. Non vedere perché dovessero partir co' legati, i quali promisero, e nella congregazione generale e nella publica sessione, di dovere tornare a Trento subito che fosse cessato il sospetto del morbo, massime se la Germania s'avesse sottomessa al concilio. Che essi si fermarono nella città, credendo che dovessero tornare, massime quando intesero per grazia di Dio e per virtú dell'imperatore, la Germania essersi al concilio sottomessa. Che alcuni abbiano ricevuto scandalo, come dice Sua Santità, dal loro esser rimasti, bastare a loro che non l'hanno dato, e che dall'altra parte la partita degli altri ha turbato molti; che la loro nazione ha sempre venerato il successor di san Pietro, nel che da loro non è stato commesso mancamento; pregare Sua Santità che non sia ascritto loro a fraude quello che a buon fine hanno fatto; quale pregano umilmente che non consenti siano messi in lite: la causa di che si tratta non esser di loro, ma di Dio; quando di loro fosse, esser parecchiati a sostener ogni torto; ma essendo di Dio e di Cristo, come è, a nissun piú appartenere che al vicario suo. In fine pregarono Sua Santità che rimettesse in piedi l'interrotto concilio, rendesse a quel luogo i legati et i padri, et il tutto si facesse per la breve, senza trattare di translazione; pregarlo ricever in bene le loro parole, non dette per significar qual sia il debito della Santità Sua, ma quello che essi da lei sperano.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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