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      La risposta de' spagnuoli, dal pontefice ricevuta, fu mandata a' cardinali commissarii della causa, da' quali fu communicata a' procuratori de' bolognesi, acciò proseguissero inanzi. Questi risposero essergli grato che i spagnuoli riconoscono il giudicio et il giudice, e che non vogliono esser parte: con tutto ciò esser necessario ributtare alcune cose dette nella risposta loro, per metter in chiaro la verità. Per quel che dicono che doveva esser avisata prima la Santità Sua, questo era superfluo, essendovi una special bolla che allora fu letta. Che l'imperatore sia stato negletto non si può dire, poiché tanto conto è stato tenuto di Sua Maestà, quanto del pontefice, non comportando il fatto dimora, poiché era necessario o dissolver, o trasferir il concilio per il progresso che faceva il morbo pestilente nella città e luoghi circonvicini, per la partita di molti padri successa et imminente, e per la contestazione giurata de' medici, specialmente di Fracastoro, stipendiato publico; per il timore che si aveva, che non fosse levato il commercio delle città vicine; le quali cose constano tutte negli atti, per commandamento di Sua Santità a Roma trasportati. Che li legati, dopo il decreto, gli essortarono andar a Bologna, e gionti a Bologna gli ammonirono per lettere, onde non possono dire di non aver dovuto seguire i legati, perché non fossero di parere che il concilio si trasferisse, imperoché essendo liberi i voti di tutti nel concilio, potero con conscienzia dissentire dagli altri, ma avendo la maggior parte fatto un decreto, a quello convien che la minor accommodi la conscienza sua, altrimente mai cosa alcuna si terminerebbe.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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