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      I scambievoli ufficii et il rispetto del concilio non potero appresso alcun di questi prencipi operare che rimettessero niente del rigore. Il consenso universale era favorevole al re, perché, avendo l'imperatore occupato Piacenza, il lasciargli anco Parma era farlo arbitro d'Italia, e pareva indegna cosa che la posterità di Paolo, che per la libertà d'Italia tanto aveva travagliato, fosse da tutti abandonata: e se il papa non si doleva che Piacenza fosse occupata e non faceva alcun'instanza per la restituzione, perché dolersi che il duca s'assicurasse di Parma? E questa raggione poteva tanto in alcuni, che tenevano per fermo esser ben intesa da Giulio, ma per far nascere qualche impedimento al concilio, che da lui non procedesse e potesse ad altri esser ascritto, desiderasse la guerra tra 'l re e l'imperatore. È ben cosa certa che piú frequenti e piú efficaci erano le instanze con Cesare acciò movesse le arme a Parma o alla Mirandola, che gl'ufficii col re acciò s'accommodasse il negozio. Il re, tentati tutti gl'ufficii per quietar l'animo del papa, passò all'estremo, che fu, per mezo di Termes, suo ambasciatore, protestare, e particolarmente contra il concilio che si adunava, sperando che quel rispetto dovesse rimover il papa: della qual protesta, perché dopo fu reiterata in Trento, con quell'occasione si dirà il contenuto.
     
     
      [I protestanti germani si preparano per andar al concilio, dal quale chieggono salvocondotto]
     
      Ma in Germania piú che mai si parlava del concilio. Perché Maurizio, duca di Sassonia, veduta la risoluzione di Cesare e per dargli piú sicuro indicio di voler seguir la sua volontà di mandar a Trento, commandò a Filippo Melanton et alcuni altri teologi suoi di metter insieme li capi della dottrina da proponer in concilio e congregare tutti i dottori e ministri del suo Stato in Lipsia per essaminarla.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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