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      Dopo di questo fu letto il mandato di Gioachin, elettore di Brandeburg, nelle persone di Cristoforo Strassen, iurisconsulto, e Giovanni Offmanno, mandati ambasciatori al concilio. Dal primo fu fatta una longa orazione, mostrando la buona volontà e la riverenza del suo prencipe verso i padri, senza decchiararsi piú oltre quello che sentisse in materia della religione. Fu risposto dalla sinodo, cioè dal promotore per suo nome, aver sentito con gran piacer il raggionamento dell'ambasciatore, e massime in quella parte dove quel prencipe si sottomette al concilio e promette d'osservare i decreti, sperando che alla promessa sarà corrisposto anco con fatti. Ma la proposta de' brandeburgici fu notata da molti, perché l'elettore era della confessione augustana e si sapeva chiaro che gl'interessi lo movevano ad operare cosí per bella apparenza, acciò da Roma e da' catolici di Germania fosse cessato dagl'impedimenti che mettevano a Federico, suo figlio, eletto arcivescovo di Macdeburg da' canonici, beneficio al quale è gionto un principato molto grande e ricco. La risposta data dal concilio non fu meno ammirata per una bellissima et avvantaggiosissima maniera di contrattare, stipulando 10 e, per virtú della promessa, pretendendo 10000, e non minor proporzione è da quel numero a questo, che dalla riverenza promessa dall'elettore alla soggezzione ricevuta dalla sinodo. Si diceva ben in difesa che la sinodo non aveva guardato alle cose dette, ma a quelle che si dovevano dire, e questo esser un solito e pio allettamento della santa Chiesa romana, che condescendendo alla debolezza de' figli, mostra aver inteso che abbiano complito al loro debito: cosí avendo i padri del concilio cartaginese scritto a papa Innocenzio I, dandogli conto d'aver condannato Celestino e Pelagio, ricercandolo che si conformasse alla dicchiarazione loro; egli rispose lodandogli che, come memori dell'antica tradizione e dell'ecclesiastica disciplina, avessero riferito il tutto al giudicio suo, dal quale tutti debbono imparare chi assolvere e chi condannare.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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