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      A questo ultimo gli era ben risposto che non era dannato per eretico assolutamente chi diceva l'assoluzione esser una dichiarazione che i peccati sono rimessi, ma che i peccati sono rimessi a chi crede certamente che rimessi gli siano, perilché vien compreso il solo parer di Lutero. Ma essi non restavano sodisfatti, affermando che dove si tratti d'eresia convien parlar chiaro e che per tutto non vi sarà uno che darà questa dicchiarazione, e dimandavano che cosí nel capo della dottrina, come nell'anatematismo fosse bene dichiarato questo particolare. Ma frate Ambrosio Pellargo, teologo dell'elettor de Treviri, considerò, che le parole del Signore: "Quorum remiseritis", forse da nissun padre erano interpretate per instituzione del sacramento della penitenza, e che da alcuni erano intese per il battesmo, e da altri in qualonque modo il perdono de' peccati sia ricevuto; e però che il voler restringerle alla sola instituzione del sacramento della penitenza e dicchiarar eretici quelli che altramente esponessero sarebbe dar una gran presa agl'avversarii e materia di dire che nel concilio si fosse dannata l'antica dottrina della Chiesa, e però gl'essortava che, prima che far cosí gran passo, si dovesse veder tutte le esposizioni de' padri et, essaminata ciascuna, deliberar poi quello che si dovesse dire. Molti de' padri giudicarono le remonstranze assai considerabili e desideravano che di nuovo fosse consultato da' deputati e, sí come s'era fatto nelle occasioni passate, rimover le cose che offendevano alcuno e formar il decreto in maniera che da ogni uno fosse approbato.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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