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      Ma il cardinale Crescenzio s'oppose a questo con perpetua orazione, mostrando che il snervar i decreti e levargli l'anima per satisfar gl'umori de' particolari non era degnità della sinodo; che erano maturamente stabiliti e cosí conveniva osservargli; nondimeno, se pur il parer suo non aggradiva tutti, che inanzi ogn'altra cosa si dovesse trattar questo generale in una congregazione, se era ben far mutazione o no, e poi descender al particolare. Ma egli in questo non scoprí intieramente qual fosse la sua mira, la qual poi manifestò a' colleghi et a' confidenti: che non bisognava introdur l'uso di contendere e parlar cosí liberamente, pericoloso se i protestanti fossero venuti, perché averebbono essi voluto altretanto, quanto i nostri volevano, a favor delle opinioni proprie; che alla libertà del concilio onesta e raggionevole basta assai il poter dir la propria opinione mentre la materia si disputa, ma dopo, quando, sentiti tutti, i decreti sono formati da' deputati et approbati da' presidenti, veduti anco et essaminati et approvati a Roma, il rivocargli in dubio e ricercarvi mutazione per interessi particolari era cosa licenziosa. Vinse finalmente il cardinale, persuasa la maggior parte de' padri che la dottrina stabilita era de' piú sensati teologi e piú opposta alle nuovità luterane
     
     
      [Trattazione dell'estrema onzione; suoi capitoli et anatematismi]
     
      Ma poiché è detto quasi l'intiero di quello che tocca la materia di fede per questa sessione, è ben continuare quel poco che resta dire del sacramento dell'estrema onzione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Crescenzio Roma Trattazione