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      Ma a che andar tanto lontano, se l'istesso concilio, nel nono capo della dottrina e nel decimoterzo anatematismo statuisce che si sodisfa anco per le pene volontarie e per le toleranze delle aversità? Adonque non fa bisogno, anzi non è cosa giusta impor in confessione la corrispondente pena; perilché né meno farla specifica numerazione che per questa causa si dice ordinata. Et aggiongevano che senza considerar ad alcuna delle cose sudette il confessore, quantonque dottissimo, attentissimo e prudentissimo, avendo ascoltata la confessione d'un anno di persona mediocre, non che di piú anni d'un gran peccatore, è impossibile che dia giudicio della pena, eziandio che avesse canoni di ciascuna debita a qual si voglia peccato, senza pericolo di fallare della metà per dir poco. Poiché né anco un tal confessore,
      vedendo in scritto e considerando piú giorni, potrebbe far un bilancio che dasse nel segno, non che ascoltando e risolvendosi immediate, come si fa. Sarebbe pur giusto, dicevano, che non fossimo cosí disprezzati, con tenerci tanto insensati che dovessimo creder tante assordità. Della riservazione de' casi fu troppo detto quello che da' teologi di Lovanio e Colonia era stato predetto, et era attribuita a dominazione et avarizia.
     
     
      [In congregazione si ordina di trattar della messa e del calice. Difficoltà sopra le proposte de' vittembergici]
     
      Ma nel concilio, il dí seguente si fece la generale congregazione, per metter ordine alla discussione della materia del sacrificio della messa e della communione del calice e de' fanciulli; e con tutto che già i decreti erano formati per la sessione de 11 ottobre e differiti, nondimeno come se niente fosse trattato, di nuovo fu discorso, et eletti i padri a raccogliere gl'articoli per disputar, e poi eletti i padri a formar il decreto: e perché le cose s'affrettavano, subito furono formati al numero di 7, sopra quali fu disputato 2 volte al giorno: nel qual numero fu posto l'ambasciatore di Ferdinando e Giulio Plugio, vescovo di Namburgo e per maggior onore anco l'elettor di Colonia, acciò tutta quella dottrina paresse venir di Germania e non da Roma.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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