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      Il rumore, per opera del cardinal di Trento e dell'ambasciatore cesareo fu quietato, se ben con difficoltà, con tutto che constasse non aver il frate parlato di non servar la fede, né aver detto cosa che toccasse protestanti in speciale, ma eretici in universale. Questo però fu occasione che quell'elettore, già risoluto di partire, per qualche secreta intelligenza che teneva col re di Francia, trovato questo pretesto di partire et aggionto il bisogno di ricuperar la sanità, partí a mezo febraro, lasciata fama che era con beneplacito di Cesare, e promesso di presto ritornare; però non passò per Ispruc, né s'abboccò con l'imperatore.
      Il primo giorno di quaresima furono per affissione publicate in Trento le stazioni al medesimo modo che in Roma, per concessione del papa, a chi visitasse le chiese, che fu trattenimento a' padri e teologi restati per l'intermissione delle congregazioni senza negozio; e quasi oziosi, s'erano ben anco trattenuti per l'inanzi riducendosi a congregazioni private, discorrendo variamente, ora della dissoluzione, ora della continuazione del concilio, secondo le nuove che erano portate.
      Nel principio di marzo arrivarono lettere dall'elettor di Sassonia agl'ambasciatori suoi, dove gli commetteva proseguir le instanze in concilio et avisava che si metteva in punto per andar in persona a Cesare; il che serenò l'animo di tutti. Ma pochi giorni dopo si sparse romor per tutto che fosse fatta confederazione del re di Francia co' prencipi protestanti per far la guerra a Cesare, e gl'elettori di Magonza e di Cologna a' 11 di marzo partirono e, passati per Ispruc, furono con Cesare a strettissima trattazione; e gl'ambasciatori di Mauricio, dubitando di se stessi, occoltamente uscirono di Trento e per diverse vie ritornarono a casa.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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