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      E tra tanto la sinodo essorta tutti i prencipi cristiani e tutti i prelati, per quanto a ciascuno s'aspetta, che facciano osservare ne' loro dominii e chiese tutte le cose del concilio sino a quell'ora decretate. Il qual decreto letto fu dagl'italiani approbato. I spagnuoli, che erano al numero di 12, dissero che i pericoli non erano sí grandi come si facevano, che già 5 anni fu da' protestanti presa la Chiusa, e pur il concilio non si disciolse, con tutto che a difesa del Tirolo altri non vi fosse che il Castellalto; ora esser la persona di Cesare in Ispruc, per la virtú del quale quel motivo presto cessarebbe; che si licenziasse i timidi come allora si fece, restando quelli che volevano sin tanto che fusse avisato l'imperatore, che, essendo tre giornate vicino, poteva dar presta risposta. Ma opponendosi gl'altri popolarmente, i spagnuoli protestarono contra la sospensione cosí assoluta; non ostante la qual protesta, il noncio sipontino, benedetti i padri, gli licenziò d'andar al viaggio loro. Partiti i noncii et i prelati italiani, finalmente partirono i spagnuoli et anco gl'ambasciatori dell'imperatore, et il cardinal Crescenzio fu portato a Verona, dove morí.
      In Roma per l'ultima parte del decreto fu imputato a' 2 noncii a gran carico che la sinodo avesse decretata l'essecuzione delle cose constituite, senza averne prima chiesto conferma dalla Sede apostolica, allegando che essendo ciò stato da tutti i concilii passati esquisitamente servato, questa era una grande usurpazione e lesione dell'autorità pontificia.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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