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      Poiché per il concilio che dissegnava fare diceva esser necessaria una pace, la qual egli era risoluto trattare, et a questo fine mandar legati all'un e l'altro prencipe, essendo certo di doverla concludere, perché voleva adoperar l'autorità. Non voleva esser per le loro guerre impedito dal governo della Chiesa, commessogli da Cristo. Destinò legati, all'imperatore Scipion Rebiba, cardinale di Pisa, et al re di Francia il cardinale Caraffa, nipote. Questo andò in diligenza, all'altro fu dato ordine di caminar lentamente. Al Rebiba diede instruzzione d'essortar l'imperatore all'emendazione di Germania, la quale non s'aveva sin ora effettuato, perché nissun aveva in quell'impresa caminato di buon piede. Conosceva i mancamenti de' suoi precessori, i quali per impedir la riforma della corte, impedirono ogni buon progresso del concilio. Tutt'incontrario egli deliberava esser il promotor della riforma e deliberava di celebrar un concilio inanzi sé e da questo capo incomminciare, con certezza che, quando i protestanti avessero veduto tolti quegli abusi per quali si sono separati dalla Chiesa e restano tuttavia contumaci, desidereranno e concorreranno a ricever i decreti et ordinazioni e si farà un concilio, dove si riformerà non in parole, ma in fatti, il capo, i membri, l'ordine ecclesiastico e laicale, i prencipi et i privati. Ma per far cosí buon'opera non esser bastante una tregua di 5 anni, imperoché nelle tregue i sospetti non sono minori che nella guerra, e sempre si sta sul prepararsi per quando finiranno: esser necessaria una pace perpetua, che levi tutti i rancori e sospizzioni, acciò unitamente tutti possino senza fini mondani tender a quello che concerne l'unione e riforma della Chiesa.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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