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      E continuando tuttavia il papa di provedersi, il duca d'Alva risoluto che meglio fosse assaltare che d'esser assaltato, mandò di nuovo a protestargli che, avendo il re sostenuto tante ingiurie e conoscendo la mente di Sua Santità di volergli levar il regno di Napoli, e tenendo certo che ha perciò fatto lega con suoi nemici, non poteva il re continuar con esso lui in quella maniera; però, se Sua Santità voleva la guerra, gliel'annonciava e presto l'averebbe mossa, protestando de danni e voltando sopra il pontefice la colpa. Ma se anco voleva una buona pace, gliel'offeriva con ogni prontezza. Ma mostrando il papa di voler pace, non rispondendo però, se non parole generali et interponendo tempo, il 4 settembre diede il duca alla guerra principio, nella quale in quell'anno 1556 prese quasi tutta la Campagna, tenendola per nome del futuro pontefice, e si accostò a Roma cosí vicino, che pose in terrore tutta quella città, e si diedero tutti a munirla e fortificarla. Et il pontefice, per insegnar a' governatori de' luoghi quello che debbono fare in tal casi, constrinse tutti i religiosi, di qual stato e qualità si fosse, a portar terreno con la zerla in spalla per edificar i balloardi. Tra gl'altri luoghi che avevano bisogno di terrapieno uno era appresso la Porta del Popolo, che termina la via di Flaminia, dove è una chiesa della Madonna di molta divozione; la qual volendo spianare, il duca d'Alva mandò a pregar il papa che si lasciasse in piedi, dando parola e giuramento che per nissun rispetto si sarebbe mai valuto dell'opportunità di quel luogo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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