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      Ferdinando, intese queste cose, ordinò al Gusmanno, che, se in termine di 3 giorni dalla ricevuta, non era admesso dal papa, dovesse partire, avendo protestato che Ferdinando con gl'elettori averebbe determinato quello che fosse stato di degnità dell'Imperio. Ricercò il Gusmanno di nuovo audienza, la qual il papa gli concesse in privato e non come ad ambasciatore cesareo; et uditolo narrare quanto aveva in instruzzione e quello che gl'era scritto dall'imperatore, rispose che le cose considerate da' cardinali erano molto importanti e che non poteva risolversene cosí presto: che averebbe mandato un noncio alla Maestà Cesarea di Carlo V; tra tanto, se egli aveva commissione dal suo patrone di partire, partisse e protestasse tutto quello che gli pareva. Per il che l'ambasciatore, fatta la protesta, si partí, e se ben l'istesso anno morí Carlo, il 21 settembre, non fu possibile che il papa si rimovesse dalla deliberazione fatta.
     
     
      [Accidente de' riformati in Francia. Maria muore in Inghilterra e li succede Elizabetta]
     
      Essendo cresciuto in questo tempo nella Francia il numero di quelli che riformati si chiamavano, crebbe anco in loro l'animo, et accostumandosi nella città di Parigi che la sera della state il popolo in gran moltitudine esce dal borgo San Germano in una campagna a pigliar il fresco e diportarsi con diverse sorti di giochi, quei della nuova religione si diedero, in vece di giochi, a cantar i salmi di David in versi francesi; di che la moltitudine per la nuovità prima rise, poi, anco lasciati i giochi, s'aggionse a quei che cantavano.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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