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      Per questo effetto aprirono la porta alla libertà della religione, alla quale il popolo era inclinato; col qual mezo ridussero i francesi a molto ristretto e la religione antica restò poco in prezzo: di questo veniva attribuito la causa al papa, parendo al mondo che col concilio incomminciato s'avessero fermati tutti i [tumulti] popolari. L'altro accidente era che il re di Boemia da molto tempo teneva qualche intelligenza e prattica con gl'elettori et altri protestanti di Germania, e già perciò fu anco in sospetto di Paolo IV, che non si poté contenere di non oppor all'imperatore, nel raggionamento privato che ebbe con Martino Gusmano, ambasciator suo, che avesse il figlio fautor dell'eresia. Continuando il medesimo sospetto nella corte anco dopo la morte di Paolo, il pontefice gli fece dire per il conte d'Arco che, se non fosse vissuto catolico, non l'averebbe confermato re de' Romani, anzi l'averebbe privato d'ogni dominio. Con tutto ciò, dopo ancora era andato a Roma certo aviso che egli tratteneva un predicatore, spesso ascoltato da lui, il qual aveva introdotto la communione del calice in diversi luoghi, non però nella città, et il re medesimo si lasciava intendere di non poterla ricever altrimente: nel che, se ben non era passato all'essecuzione, nondimeno quelle parole davano al papa gran sospetto, massime che in quasi tutti i luoghi di Germania usavano la communione del calice tutti quelli che volevano, e non vi era chi impedisse i preti nel ministrarlo.
     
     
      [Il papa dichiara la sua risoluzione agli ambasciatori]


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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