Pagina (833/1561)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      In fine dimandò che fossero confermate tutte le immunità e privilegii all'ordine ecclesiastico e levatogli tutte le gravezze.
      Il re ordinò che i prelati si mettessero in ordine per andar al concilio che era intimato a Trento; commandò che tutti i preggioni per causa di religione fossero liberati, annullati i processi contra loro formati, e perdonate le transgressioni sino allora commesse, e restituiti i beni. Statuí pena capitale a quelli che si offendessero in fatti o in parole per causa di religione. Ammoní tutti a dover seguitar li riti usitati nella Chiesa, senza introdur alcuna novità. si differí il rimanente de' stati sino al maggio prossimo, quando anco s'avesse a trattar della supplica presentata dal Roccaforte.
      Ma udita la morte del re Francesco, insieme con l'aviso del cardinale di Tornon che la regina s'era congionta con Navarra, fu travagliato il pontefice nell'animo, temendo che non rilasciassero maggiormente la briglia a' protestanti. Perilché mandò Lorenzo Lenzio, vescovo di Fermo, e fu autore che dal re di Spagna fosse mandato Giovanni Manriques per consolar la regina della morte del figlio, e far officii, pregandola d'aver per raccommandata la religione nella quale era nata et educata. Si raccordasse de' grandi e supremi beneficii ricevuti dalla Sede apostolica per mezo di Clemente, e non permettesse tanta licenza che nascesse scisma, né cercasse rimedii a' mali presenti et imminenti altrove che dalla Chiesa romana; che perciò era intimato il concilio; ma fra tanto ella provedesse che il regno non s'allontanasse dalla pietà e non fosse fatto pregiudicio alcuno al concilio legitimo intimato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Trento Chiesa Roccaforte Francesco Tornon Navarra Lorenzo Lenzio Fermo Spagna Giovanni Manriques Sede Clemente Chiesa