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      Mandò il papa in Spagna espresso il vescovo di Terracina per giustificare et escusare le cose fatte in favore del re di Navarra e rendere quasi per occasione la raggione della bolla. A quelli che, per la contrarietà d'opinione in prencipi cosí grandi, temevano, rispondeva che per pietà paterna ha invitato tutti, se ben ha li protestanti per perduti, et i catolici di Germania non possono aderir al concilio senza separarsi dagl'altri e far nascer una guerra; se anco qualch'altro prencipe catolico non vorrà aderire, procederà di sua autorità, come fece Giulio III senza il re di Francia. Nondimeno co' confidenti si scopriva il pontefice di prender tutte queste fluttuazioni per indifferenti, poiché non sapendo l'essito, poteva cosí temer che riuscissero in male, come sperar che in bene. Vedeva fra tanto di ricever qualche beneficio da questo incerto concilio, il qual non solo serviva per freno a' prencipi e prelati di non tentar cose nuove, ma a sé ancora serviva di colore per negar con fondamento le ricchieste non di suo gusto, scusando che, essendo aperto il concilio, con veniva che procedesse accuratamente e con rispetto, e non fosse prodigo in grazie e concessioni; e nascendo qualche difficoltà inestricabile o difficile, la rimetteva al concilio.
      Restava solamente in timore che la mala disposizione de' protestanti verso la Chiesa romana potesse causar qualche incorsione in Italia, che tutta sarebbe derivata sopra lui, e vedeva far bene apertura per una disputa di precedenza tra i duchi di Fiorenza e Ferrara, la qual usciva fuori di termini civili.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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