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      Fu confermato dall'assistenza il raggionamento tenuto dal papa, se ben ad alcuno parve che fosse pericoloso il nominar traslazione nel principio, quando ogni minima sospizzione poteva apportar molto impedimento, overo almeno dilazione; pensando anco altri che ciò non sarebbe stato discaro al papa e che per ciò gettato avesse il motto, per aprir porta dove potesse entrare la difficoltà.
      Essendo già non solo risoluto, ma fatto noto a tutti che de' prelati tedeschi nissun sarebbe intervenuto al concilio; dubitandosi anco, atteso il colloquio instituito, che [i] francesi averebbono trattato tra loro soli, e che il concilio sarebbe composto di soli italiani e spagnuoli, di questi non dovendo esser molto il numero, gl'italiani ancora vennero in pensiero che pochi di loro dovessero esser a sufficienza, onde molti s'adoperavano appresso il pontefice con ufficii e favori per esser degl'eccettuati. Il papa, per il contrario, parlava chiaro: che era certificato tutti gl'oltramontani venir con pensieri di sottopor il pontificato al concilio; che questo era interesse commune d'Italia, che alle altre regioni era preferita per la preminenza del pontificato, onde tutti dovevano andar per la difesa; che egli non voleva essentarne alcuno, anzi levar tutte le speranze, e dovessero certificarsene vedendo quanto egli era diligente in mandarvi legati; imperoché, oltra Mantova e Seripando, vi aveva anco fatto andar Stanislao Osio, cardinale varmiense. Il dí dopo publicata la lettera dell'imperatore, se ben era dominica, chiamò congregazione generale di tutti i cardinali; trattò di molti particolari concernenti il principio e progresso del concilio; in speciale promise che averebbe sovvenuto tutti i prelati poveri, ma voleva che vi andassero, e per ultimo termine non gli concedeva piú che 8 giorni.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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