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      Mostrò quanto il concilio fosse necessario, poiché ogni giorno la religione era sbandita o posta in pericolo in qualche luogo.
      E diceva il vero: imperoché già in Scozia, nel convento di tutta la nobiltà del regno fu ordinato che non vi fosse alcun essercizio della religione catolica romana. [E volendo la regina, che ritornò in Scozia all'agosto, far celebrar in una privata capella del sua palazzo, fu a chi bastò l'anima di romper le candelle et altri apparati; di che essendo ella mal contenta e ricchiedendo in grazia questa satisfazione di poter aver una messa per sé sola in luoco secreto, et inclinando una parte a darli contento, fu proposto nel publico convento un editto di permetterglieli una messa per la sua sola persona. Al quale Giacomo Amilton conte di Arranea ebbe ardire di contradire, et Arcimbaldo Duglas propose et ottenne che tutti li catolici che erano con la regina partissero del regno, e quietarono la regina applicando due terzi delle rendite ecclesiastiche a lei et un terzo alli ministri della religione introdotta].
     
     
      [Colloquio in Poisí]
     
      Nel mese d'agosto furono i prelati congregati in Poisí, dove trattarono di riformar la vita degl'ecclesiastici; ma il tutto senza conclusione alcuna. Poi ridotti i ministri de' protestanti che erano stati chiamati et assicurati in numero 14, tra' quali erano principali Pietro Martire fiorentino, andato da Zurich, e Teodoro Beza da Geneva, questi porsero una supplica al re con 4 capi: che i vescovi in quell'azzione non fossero giudici; che il re co' suoi conseglieri vi presedesse; che le controversie si decidessero per la parola di Dio; che quello che fosse convenuto e decretato si scrivesse da notari eletti da ambedue le parti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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