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      Beza dimandò di risponder allora; ma non parendo giusto di trattar del pari un ministro privato ad un cosí gran prencipe cardinale, fu licenziato il congresso. Li prelati averebbono voluto che con questo il colloquio fosse finito; ma il vescovo di Valenza mostrò che non sarebbe stato con onore; perilché fu una altra volta congregato a' 24 in presenza della regina e de' prencipi. Parlò Beza della Chiesa e delle condizioni et autorità di quella, de' concilii, mostrando che possono fallare e della dignità della Scrittura. Gli rispose Claudio Espenseo, dicendo aver sempre desiderato che s'introducesse colloquio in materia della religione et aborrito da' supplicii che per quella causa si davano a' miseri, ma aversi ben maravigliato con che autorità e da chi chiamati, i protestanti si fossero introdotti nel ministerio ecclesiastico, da chi gli fossero state imposte le mani per esser fatti ordinarii ministri, e, se pretendevano vocazione estraordinaria, dove erano i miracoli che sono necessarii a demostrarla. Passò a trattar delle tradizioni. Mostrò che essendovi controversia del senso della Scrittura, si debbe ricorrer a' padri; che molte cose si credono per sola tradizione, come la consubstanzialità del Figlio, il battesmo de' fanciulli, la virginità della madre di Dio dopo il parto. Soggionse che nissun concilio generale, in quello che appartiene alla dottrina, era stato corretto dall'altra. Passarono diverse repliche e dispute dall'una e l'altra parte tra i teologi che erano presenti, e riducendosi la cosa a contenzione, il cardinale di Lorena, fatto silenzio, propose la materia dell'eucaristia, con dire che erano risoluti i vescovi di non andar piú inanzi se non si accordava prima quell'articolo; et allora dimandò a ministri se erano preparati a sottoscriver in quello articolo la confessione augustana.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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