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      E consentendo tutti i cardinali, anzi lodando la deliberazione, deputò oltre i 3 legati, due altri: Ludovico Simoneta, gran canonista e passato per i gradi degl'ufficii della corte, e Marco di Altemps, nipote suo di sorella. Al primo commandò che immediate partisse, né in viaggio si fermasse, e gionto, si facessero le solite ceremonie e si cantasse la messa dello Spirito Santo per principio del concilio. Soggionse poi il papa che non doveva perpetuamente star la sinodo in piedi, né terminare in sospensioni a traslazioni, come già s'era fatto con pregiudicii e pericoli notabili, ma metterci fine. Per il che fare non saranno bisogno molti mesi, poiché già le piú importanti cose sono state risolute, e quel che resta è anco tutto digesto e posto in ordine per le dispute et essamini fatti nel fine sotto Giulio, quando le cose erano appontate; sí che non restava altro che la publicazione; onde, poco rimanendo, il tutto sarà ispedito anco in pochi mesi.
      Simoneta si mise in viaggio et a' 9 decembre gionse in Trento, e si vidde nel suo entrar levarsi un gran fuogo dalla terra, che passò sopra la città, come suol il vapore ignito che stella cadente chiamano, sola differente in grandezza; il che fece far diversi pronostichi agl'oziosi, che molti erano, da chi in presagio di bene, da chi di male, che vanità sarebbe raccontare. Trovò il cardinale lettere del pontefice, dopo la sua partita scritte, che s'aspettasse per aprir il concilio nuova commissione. Col cardinale fecero il viaggio in compagnia alquanti vescovi che alla partita sua di Roma erano alla corte, quali il papa costrinse a seguir il legato, e si ritrovarono in quel tempo 92 in numero, oltre i cardinali.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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