Pagina (900/1561)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E per tanto parergli che il tutto stia nel consultar il modo: e disse egli quello che giudicava ottimo, cioè che i libri sin allora non censurati fossero compartiti a' padri e teologi presenti in concilio, et anco agl'assenti; quali, essaminatigli, facessero la censura, e dalla sinodo fosse deputata una congregazione non molto numerosa, che fosse come giudice tra la censura et il libro; il che parimente fosse servato con i già censurati, e questo fatto, si proponesse in congregazione generale per decretare in universale quello che paresse beneficio publico. Quanto al citare o no gl'interessati, disse che 2 sorti d'autori erano: altri separati dalla Chiesa et altri incorporati in essa; de' primi non esser di tener conto, poiché con la sola alienazione dalla Chiesa hanno essi medesimi, come san Paolo dice, condannato se stessi e le opere proprie, sí che non è bisogno piú udir altro; ma degl'incorporati con la Chiesa esserne de morti e de vivi; questi esser necessario citare et ascoltare, né, trattandosi della loro fama et onore, potersi contra le opere loro procedere, se non ascoltate le raggioni loro; de' morti, poiché non vi è l'interesse privato, potersi far quello che ricerca il publico ben, senza pericolo d'offender alcuno. A questa opinione fu aggionto da un altro vescovo che l'istessa forma di giustizia si dovesse usare verso gl'autori catolici defonti, perché restano li parenti e discepoli, che come posteri participano la fama o infamia del morto, e però restano interessati, e quando ben alcun tale non vi fosse, la sola memoria del defonto non può esser giudicata se non è difesa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Chiesa Chiesa Paolo Chiesa