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      Introdotte le corrozzioni, s'incomminciò a intender titolo una entrata di dove si cava il vitto, e quello che era constituito acciò nel clero non fosse persona oziosa, si transformò acciò non fosse persona indigente, che perciò fosse costretta acquistar il vitto con sua fatica; e coperto il vero senso de' canoni con questa intelligenza, Alessandro III lo stabilí nel suo lateranense, dicendo che nissun fosse ordinato senza titolo, di onde riceva provisione necessaria alla vita, e diede la eccezzione alla regola: se non aveva di suo o di paterna eredità. La qual eccezzione sarebbe molto raggionevole quando non fosse ricercato il titolo, salvo che per dar da vivere. Per questa causa molti con false prove, mostrando d'aver patrimonio, erano ordinati; altri, dopo ordinati al vero patrimonio, lo alienavano, et altri, trovato chi gli cedesse tanto d'aver che fusse a sostentarlo sufficiente, s'ordinava e lo rendeva dopo a chi gliel'aveva commodato; onde era un numero grande de preti indigenti, per quali nascevano molti inconvenienti meritevoli di provisione.
      L'articolo di che si parla fu alla sinodo proposto. Nel quale furono varie opinioni: dicevano alcuni che, stabilita la residenza de iure divino et essercitando ogni uno il suo carico, le chiese saranno perfettamente servite e non vi sarà alcun bisogno de chierici non beneficiati, né di ordinazioni a titolo di patrimonio, o ad altro; e tutti gl'inconvenienti saranno rimediati: non sarà nel clero persona oziosa, da che vengono innumerabili mali e cattivi essempii; non sarà alcun mendicante, né constretto ad essercizii vili per bisogno; esser certo che nissuna è buona riforma, salvo quella che riduce le cose al suo principio; esser vissuta in perfezzione la Chiesa nell'antichità per tanti secoli, e con questo solo potersi ritornare alla sua integrità. Un altro parer era che non dovesse esser proibito l'ingresso agl'ordini sacri ad alcuna persona che per bontà o sufficienza lo meritasse, perché si trovasse in povertà, allegando che nella Chiesa primitiva non erano i poveri esclusi; né meno la Chiesa aborriva che i chierici e sacerdoti s'acquistassero il vitto con la propria fatica, essendovi l'essempio di san Paolo apostolo e di Apollo evangelista che con l'arte di far padiglioni toleravano la vita; et anco dopo che i prencipi furono cristiani, Costanzo, figlio di Constantino, nel suo nono consolato diede un privilegio a quei del clero che non pagassero gabelle di quello che trafficavano nelle botteghe e ne' laboratorii, poiché lo participavano co' poveri: cosí veniva in quel tempo osservato il documento di san Paolo a' fedeli, che s'affaticassero in onesta opera, per aver di che sovvenir i poveri; doversi aver per indecente al grado clericale il viver vizioso e scelerato che al popolo dia scandalo; ma il travagliar e viver di sua fatica esser cosa onesta e di edificazione; e se mai alcun, per infermità che sopravenisse, fosse costretto mendicare, non esser cosa vergognosa, poiché non è vergogna a' frati, che hanno anco a gloria chiamarsi mendicanti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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