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      Aggionse che non potendosi levar tutt'insieme li molti abusi, commendava l'incomminciar da questo delle ordinazioni, non restringendolo però alla sola azzione del conferir il sacramento, ma estendendolo alle precedenti ancora. Perché gran assordità sarebbe che si pagassero alle cancellarie de' vescovati assai care le lettere dimissoriali, per quali viene il chierico licenziato per andar a procurarsi ordinatore, et in Roma la facoltà di ordinarsi fuori de' tempi statuiti, e la riforma fosse posta sopra i soli vescovi ordinatori. Questo parer, quanto alle dimissoriali de' vescovi, fu approvato da molti; quanto alla facoltà da Roma disse il cardinale Simoneta che il pontefice averebbe proveduto e non era cosa da trattare in concilio.
      Della mercede de' notarii si disse qualche cosa; perché alcuni, avendolo per ufficio puro secolare, sentivano che non si dovesse impedire il pagamento; altri l'avevano per ufficio ecclesiastico. Antonio Agostini, vescovo di Lerida, osservatore dell'antichità, disse che nell'antica Chiesa i ministri erano ordinati in presenza di tutto 'l popolo, onde non era bisogno di patente o lettera testimoniale, et applicati ad un titolo non mutavano diocesi, e se occorreva viaggiare per qualche rispetto, avevano una lettera del vescovo, chiamata allora: formata. L'uso delle lettere testimoniali è nato dopo che il popolo non interviene alle ordinazioni e che i chierici sono fatti vagabondi, e come introdotto in supplimento della presenza del popolo; piú tosto si debbe aver per ufficio temporale, ma come applicato a materia spirituale, da essercitarsi con moderazione; perilché il parere suo era che se gli concedesse mercede, ma limitata e moderata.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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