Pagina (953/1561)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Si doleva la corte di tutti li legati generalmente, che avessero proposto o permesso che si proponesse l'articolo; già esser stato con somma arte statuito che soli potessero proporre, non ad altro fine se non per ovviare a' tentativi di mal affetti a Roma, e non poter aver scusa, poiché vi era l'essempio del disordine che causò questa disputa nel primo concilio; sopra tutti si dolevano di Mantova e Seripando, di quello principalmente, che con la riputazione e credito poteva ovviare ogni inconveniente; e del rimedio discorrevano: che bisognava mandar altri legati, persone piú inclinate al ben commune, e non prencipi, né frati, ma incaminati per i gradi della corte, e la voce universale destinava Giovanni Battista Cigala, cardinale di San Clemente, in primo luogo per essersi mostrato difensor acerrimo dell'autorità ponteficia ne' carichi di referendario e di auditor di camera, con molta lode et aumento delle cose di Roma: il quale, come superior di Mantova, averebbe tenuto il primo luogo, da che anco Mantova si sarebbe mosso a ritirarsi.
     
     
      [Consulta a Roma. Il papa risponde a' legati e propuone qualche riforma]
     
      Il pontefice fece tenere molte congregazioni de' cardinali proposti alla consulta del concilio, da' quali essendo raccordati diversi rimedii per ovviare al corso del male, si diede a parlar del negozio assai piú quietamente e correttamente di prima: non dannava l'openione di quelli del ius divino, anzi gli lodava d'aver parlato secondo la loro conscienza; qualche volte aggiongeva anco che forse quell'openione era la migliore; ma si doleva di quelli che a lui s'erano rimessi, essendo il concilio congregato acciò ciascuno dica l'openione propria e non per adossare le cose difficili ad altri, e sutterfugir l'odio e l'invidia; che gli dispiacevano le differenze nate tra i legati suoi, quali non dovevano con scandalo publicarle, ma tenendole secrete, o tra loro componerle, o a lui rifferirle; che sí come lodava il dir la propria openione con libertà, cosí biasmava le prattiche e quello che da alcuni era stato usato per sovvertir altri con inganni e quasi violenze, e non poteva restar di non gravarsi di quel che si parlava contra la libertà del concilio e che il consultar le cose a Roma era un violarla; esser cosa molto strana che egli, che è il capo del concilio, et i cardinali, che sono i principal membri, et altri prelati che in Roma sono, che pur in concilio hanno voto, debbino aversi per stranieri, che non possino esser conscii di quello che si tratta e dire il parer loro, e quei che non hanno parte legitima si facciano lecito intromettersi con mali modi; vedersi chiaro che tutti i prelati sono andati a Trento con commissione de' suoi prencipi, che secondo quello caminano; che gl'ambasciatori con lettere et ufficii gli constringono a seguir l'interessi de' suoi prencipi, e pur per questo nissun dice (come dir si doverebbe) che il concilio non sia libero: la qual cosa amplificava con molta veemenza in tutti i raggionamenti, aggiongendo che il dire il concilio non è libero, era un colore di chi non voleva vedere buon fine del concilio per dissolverlo o levargli la riputazione, li quali egli teneva tutti per occolti fautori dell'eresia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Roma Mantova Seripando Giovanni Battista Cigala San Clemente Roma Mantova Mantova Consulta Roma Roma Roma Trento