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      Dall'altra parte era andata nuova a Roma delle cose successe dopo. Il pontefice rinovò et aummentò lo sdegno contra il cardinale di Mantova maggiormente, perché avesse tralasciata l'occasione di decchiarare la continuazione, essendogliene fatta instanza dall'ambasciatore prelati spagnuoli. Si doleva di veder quel cardinale congionto con spagnuoli nella residenza e contrario a loro nella continuazione, che voleva dir contrario a lui in tutte le cose; perché nissun, d'ingegno ben ottuso, sarebbe restato di passar a quella decchiarazione, poiché, succedendo bene, era fatto un gran passo a favore della Chiesa catolica; non succedendo, si dissolveva il concilio, che non era di minor beneficio. Tornò in piede la consultazione di mandar altri legati e particolarmente il cardinale San Clemente, dissegnando che in lui fosse il principal carico e la instruzzione; e per non levar il luogo primo a Mantova e dargli occasione di partire, ordinarlo vescovo, essendo pochi giorni inanzi arrivata la nuova della morte di Francesco da Turnon, decano, per la qual uno de' vescovati restava vacante.
      Ma l'imperatore, avisato della proposta di decchiarare la continuazione, commossosi, fece dir al pontefice che, quando succedesse, leverebbe gl'ambasciatori da Trento, et a quelli commandò che, se la deliberazione di ciò fusse fatta, non aspettando la publicazione, si partissero. Entrò per tanto il pontefice in speranza che per quel mezo si potesse metter fine al concilio, e tanto piú aummentò il suo sdegno contra il cardinale di Mantova, per causa di chi la miglior occasione era svanita, e si diede a pensare in che maniera s'averebbe potuto rimetter in piede.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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