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      Lo spagnuolo non andò per l'istessa via, ma confirmando che si doveva aver sospetti gl'andamenti de' protestanti, gli promesse ogni aiuto et assistenza per nome del re, e questo per impedire che non procurasse una lega in Italia, la quale in nissun tempo averebbe a Spagna piacciuto. Aggradí et accettò il pontefice l'offerta del re, et intesa l'unione de' suoi legati in concilio e l'ardente volontà che mostravano e l'opere che facevano, restò consolato, e gli rispose che attendessero quanto si poteva a sopir il raggionamento di residenza e, non potendo, si valessero del partito; sopra tutte cose attendessero alla presta ispedizione, acciò si finisse inanzi la venuta de' prelati francesi e la ridozzione della dieta in Germania, acciò l'imperatore, per l'intento desiderio di far elegger il figlio re de Romani, non si lasciasse persuader a' protestanti a proponer in concilio qualche cosa maggiormente pregiudiciale che le proposte sino allora.
     
     
      [I francesi chieggono dilazione]
     
      Gl'ambasciatori francesi, dopo aver molte volte fatto modesta ricchiesta che li prelati loro fossero aspettati, finalmente il 10 agosto presentarono la dimanda in scritto; il tenor della quale era: che il Cristianissimo, essendo deliberato d'osservare e riverire i decreti de' concilii che rappresentano la Chiesa universale, desidera che i statuti di quel concilio siano di buon animo ricevuti dagl'avversarii della Chiesa romana, imperoché quelli che dalla Chiesa non sono partiti, non hanno bisogno de definizioni conciliari; pensa dover riuscir piú grati li decreti che si faranno, se il giorno della sessione si prolongasse sin che alla moltitudine numerosa de' prelati italiani e spagnuoli s'aggiongessero i voti de' vescovi francesi, de' quali negl'antichi concilii della Chiesa è stato sempre tenuto gran conto.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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