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      Il vescovo di Conimbria fu di parer che si rimettesse al pontefice il conceder la grazia, con cinque condizioni: che quelli a chi s'aveva da far abgiurassero tutte le eresie et in particolare giurassero di credere che tanto si contiene sotto una specie, quanto sotto ambedue, e tanta grazia parimente si riceva; che scaccino li predicatori eretici; che ne ricevino in loro cambio de' catolici; che non possino riservar il calice, né portarlo agl'infermi; e che Sua Santità non dovesse commetter ciò agl'ordinarii, ma mandar legati; e non si facesse la risoluzione in concilio, perché, quando fosse stata publicata, averebbe fatto insuperbir gl'eretici e dato scandalo a moltissimi catolici; perché, se pur questa dispensazione si doveva fare, conveniva non metterla negl'occhi di tutte le genti. Il vescovo di Modena sostenne che non si poteva negare, perché sempre, dopo il concilio di Costanza, la Chiesa, avendosi riservata la facoltà di dispensare, ha mostrato che fosse alle volte conveniente farlo; che Paolo III già aveva mandato noncii a rilasciarla, perché s'era avveduto che la proibizione non aveva fatto frutto in tanti anni; che mai s'avevano potuto ridur li boemi; che l'uso del calice era conforme all'instituzione di Cristo e servato dalla Chiesa per altri tempi.
      Fra Gasparo di Casal, vescovo di Liria, uomo d'essemplarità e dottrina, difese il medesimo parere. Disse insomma non maravigliarsi della diversità delle opinioni, perché quelli che negano la communione del calice, avevano tutti li moderni da seguitare, sí come quelli che la concedevano, si movevano dall'essempio dell'antichità e del concilio basileense e di Paolo III; nella qual diversità de pareri egli aderiva all'affermativo, perché la cosa era di sua natura buona e, con le condizioni proposte, utile et ispediente, et essendo inviato per mezo necessario a ridur le anime, chi voleva il fine, era necessitato a voler il mezo: la necessità del mezo non doversi metter in dubio, poiché l'imperatore l'affermava, quale egli credeva che Dio non lasciarebbe ingannare in cosa cosí importante, massime che Carlo aveva avuto il medesimo giudicio, e l'istesso comprobava la dimanda del duca di Baviera e l'instanza de' francesi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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