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      Che se pur avesse fatto la decchiarazione negativa, cioè le cause non esser tali che convenga perseverare nella proibizione, e rimesso al papa quello che restava farci de fatto, prendendo le informazioni necessarie, si poteva iscusare. Né potersi dire che, col rimetter al papa, la decchiarazione sia presupposta: poiché, avendo nel decreto di questa sessione replicato li doi articoli, risolvé che il negozio tutto intiero sia al papa rimesso; adonque senza presupposta alcuna.
     
     
      [Giudicii sopra questa sessione]
     
      Il decreto del sacrificio non ritrovo nelle memorie che porgesse materia a' raggionamenti, e forse causa ne fu perché la lezzione delle parole non rapresenta cosí facilmente il senso, essendo la congettura piena di molti et inculcati iperbati, quali, se attentamente non sono separati dalle parti proprie dell'orazione, distraono l'un dopo l'altro la mente del lettore a diverse considerazioni, che quando è ridotto al fine, non sa che cosa abbia letto. Della sola proibizione della lingua volgare nella messa da' protestanti era detto qualche cosa. E pareva loro contradizzione dall'un canto dire che la messa contiene molta erudizione del popolo fedele, e lodare che una parte sia detta sotto voce e proibir in tutto la lingua volgare, ma poi commandar a' pastori di decchiarare qualche cosa al popolo. A che altri ben rispondevano nella messa esser alcune cose recondite, che debbono sempre restar coperte al popolo incapace, per causa del quale sono sommessamente dette e tenute in lingua litterale, altre di buona edificazione et erudizione, che è commandato di decchiarare al popolo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Giudicii