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      Ponderava anco molto l'introdozzione di far congregazione de' ambasciatori: gli pareva un concilio de secolari nel mezo di quello de' vescovi; considerava che le congregazioni de' prelati sarebbono pericolose, se l'intervento e presidenza de' legati non gli tenesse in ufficio; gl'ambasciatori, congregandosi tra loro, poter trattar cose molto pregiudiciali; esser in pericolo che, passando inanzi, introducessero dentro anco qualche prelato, essendone massime tra loro d'ecclesiastici, e s'introducesse una licenza sotto nome di libertà. In questa perplessità era sostentato da buona speranza dal veder che la maggior parte degl'ambasciatori fosse stata contraria a' tentativi proposti, non vedendogli uniti se non li cesarei et i francesi, i quali essendo senza prelati proprii, poco potevano operare; esser nondimeno necessario sollecitar il fine del concilio e conservar la poca intelligenza che s'era veduta tra gl'ambasciatori. Perilché scrisse immediate che s'attendesse a sollecitar le congregazioni et a digerire et ordinare le materie; e considerando che il ringraziamento mette in obligo di perseveranza, diede ordine che per parte sua fossero lodati e ringraziati affettuosamente il portughese, lo svizzero et il secretario del marchese di Pescara d'aver ricusato di consentire con gl'altri all'impertinente proposta. A' veneti et al fiorentino fece render grazie della buona intenzione mostrata ricusando d'intervenire in congregazione, facendogli anco pregare che, se all'avvenire fossero ricchiesti, non ricusassero, poiché poteva tener certo che la loro presenza sarebbe sempre per giovar alle cose della Sede apostolica, et impedir li mali dissegni d'altri.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Pescara Sede