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      Per questo molta contenzione nacque qual fossero le necessarie e quali le aggionte per maggior decoro o divozione. Parve che molto al proposito parlasse Melchior Cornelio portughese, il qual considerò esser cosa certa che gl'apostoli nell'ordinare usavano le imposizioni delle mani, sí che mai nella divina Scrittura si legge alcuna ordinazione senza questa ceremonia; quale ne' tempi seguenti anco tanto fu stimata essenziale che l'ordinazione veniva con quel nome chiamata; con tutto ciò Gregorio IX la dice rito introdotto dagl'apostolici, e molti teologi non l'hanno per necessaria, se ben altri sono di contraria opinione. L'onzione ancora si vede, dalla decretale d'Innocenzo III in questa materia, che in tutte le chiese non era usata; e li celebri canonisti ostiense, Giovanni Andrea, l'Abbate et altri affermano che il papa può ordinar un prete con la sola parola, dicendo: "Sii sacerdote"; e quel che piú importa, Innocenzo, padre di tutti li canonisti, dice universalmente che, se non fossero le forme ritrovate, basterebbe che l'ordinatore dicesse: "Sii sacerdote", o altre parole equivalenti, perché le forme che si osservano, la Chiesa le ha ordinato dopo; e per queste raggioni il Cornelio consegliò che non si parlasse di ceremonie necessarie, ma solamente fossero condannati quelli che le hanno per superflue o perniciose.
     
     
      [Pensieri de' prelati intorno alla riforma]
     
      Quantonque le congregazioni de' teologi occupassero quasi tutto 'l tempo, nondimeno li prelati piú mettevano l'animo e tra loro parlavano della riforma, chi promovendola e chi declinandola, che delle materie da' teologi trattate: onde i frequenti e publici raggionamenti, che per tutto Trento s'udivano, fomentati dagl'ambasciatori cesarei e francesi, indussero li legati a riputar necessario il non mostrarsene alieni, massime atteso che avevano promesso agl'ambasciatori di proporla dopo trattato dell'ordine et intendevano esser ricevuto con grand'applauso un discorso dell'ambasciator Lansach, fatto in certa adunanza di molti ambasciatori e prelati, dove concluse che, se la riforma proposta e ricchiesta dall'imperatore era tanto temuta et aborrita, almeno si doveva trovar modo, senza far nuove ordinazioni, di metter in osservanza le cose dagl'antichi concilii stabilite, levando gl'impedimenti che fomentavano gl'abusi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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