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      Provò questo suo parer per l'uso universale di tutta la Chiesa, e di tutte le nazioni cristiane; portò diverse autorità de' padri per confermarlo, e finalmente si ridusse alla Scrittura divina, mostrando che questa sorte d'autorità è chiamata di pastore, adducendo molti luoghi de' profeti, e che quella universale fu data a san Pietro, quando Cristo disse: "pasci le mie agnelle", e la particolare fu data da Pietro a' vescovi, quando disse loro: "Pascete il gregge che avete in custodia". Questa sentenza ebbe grand'applauso.
      Ma prima che finissero di parlar quei della quarta classe, li prelati spagnuoli, risoluti d'introdur la trattazione che i vescovi siano da Cristo instituiti, avendo insieme consultato, conclusero esser meglio che il primo moto fosse fatto nelle congregazioni de' teologi, acciò in quelle de' padri la materia fosse preparata e potessero essi con maggior apparenza di raggione, ripigliando le cose dette, discorrervi sopra e costringer gl'altri a parlarne. Per tanto, nella congregazione del primo ottobre, Michiele Oroncuspe, teologo del vescovo di Pamplona, al settimo disse che, disputando di qualificare o condannare una proposizione che riceve molti sensi, è necessario distinguerli e poi ad uno ad uno considerargli, e tale gli pareva esser la proposta di quell'articolo, se i vescovi sono superiori a' preti; imperoché s'ha da distinguere se sono superiori de facto o de iure; che de facto non si poteva dubitare, vedendosi di presente e leggendosi nelle istorie di molti secoli che i vescovi hanno essercitato superiorità et i preti obedienza; però che in questo senso l'articolo non poteva venir in controversia; adonque restava discuterlo de iure.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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