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      dal medesimo Cristo. Addusse a questo proposito l'essempio dell'arbore, in quale sono molti rami, ma un solo tronco; si rise poi di quegl'altri teologi che avevano detto tutti gl'apostoli esser da Cristo instituiti e pari in autorità, ma che in loro era personale e non doveva passar in successori, se non quella di Pietro, interrogandogli, come in presenza, con che fondamento, con che autorità, con che raggione si lasciassero indur ad una cosí audace affermazione, inventata da 50 anni solamente, espressamente contraria alla Scrittura: nella quale avendo detto Cristo a tutti gl'apostoli che sarà con loro sino alla fine del mondo, il che non intendendosi delle loro proprie persone, convien ben per necessità intender della successione di tutti, e cosí esser stato inteso da tutti li padri e da tutti i scolastici a' quali quella nuova opinione per diametro repugna. Argomentò ancora che se li sacramenti sono instituiti da Cristo, per consequenza anco erano instituiti li ministri de' sacramenti, e chi vuol dire che la ierarchia sia de iure divino et il sommo ierarca instituito da Sua Maestà, gli convien dire che anco gl'altri ierarchi abbiano l'istessa instituzione. Esser dottrina perpetua della Chiesa catolica che gl'ordini si danno per mano de' ministri, ma la potestà è conferita da Dio. Concluse che essendo tutte queste cose vere e certe, e negate dagl'eretici in piú luoghi che il vescovo di Segovia aveva raccolto insieme, era necessario che fossero decchiarate e definite dalla sinodo, e dannati gl'errori contrarii.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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