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      Aggionse che egli era stato cinque mesi in Trento con questa persuasione, che mai nissun dovesse metter in difficoltà se il concilio ha l'autorità da Dio e se può dire quello che il primo concilio gierosolimitano disse: "È parso allo Spirito Santo et a noi". Che mai sarebbe venuto al concilio, quando non avesse creduto che Cristo dovesse esser nel mezo d'esso; né poter alcun dire che dove Cristo assiste, l'autorità da lui non sia; e quando alcun vescovo credesse in contrario e riputasse l'autorità sua umana, nelle difficoltà passate averebbe usato grand'ardire a dire anatema, e non piú tosto inviare il tutto a quello che ha autorità maggiore; e quando l'autorità del concilio non fosse certa, il giusto voleva che la prima cosa, quando del 1545 fu questo concilio congregato, si fosse ventilata questa materia e deciso qual fosse l'autorità del concilio, come ne' fori si costuma che nel primo ingresso della causa si disputa e si decreta se il giudice è competente, acciò non sia opposto in fine alla sua sentenzia nullità per defetto della potestà. I protestanti, che ogni occasione pigliano per detraere et ingiuriare questa santa sinodo, non potranno averla piú apposita, quanto che ella non sia certa della propria autorità. Concluse che guardassero ben li padri quello che risolvevano in un punto che, risoluto per la verità, stabilisce tutte le azzioni del concilio e, per il contrario, sovverte ogni cosa.
      Finirono tutti li padri di parlar in questa materia il giorno 19 ottobre, eccetto il padre Lainez, generale de' giesuiti, il qual dovendo esser l'ultimo, fu ordinato studiosamente che quel giorno non si ritrovasse in congregazione, per dargli commodo di poterne occupar una egli solo: del che per far intender la causa, convien ritornar alquanto indietro e raccontar che quando da principio fu messo in campo la questione, pensarono li legati che solamente si mirasse ad aggrandire l'autorità de' vescovi con dargli maggior riputazione: ma non fu finita la seconda congregazione che da' voti detti e dalle raggioni usate, s'avviddero ben tardi di quanta importanza e consequenza fosse, poiché s'inferiva che le chiavi non fussero a solo Pietro date e che il concilio fosse sopra il papa e si facevano li vescovi uguali al pontefice, al qual non lasciavano se non preeminenza sopra gl'altri; che la degnità cardinalizia, superiore a' vescovi, era afatto levata e restavano puri preti o diaconi; che da quella determinazione si passava per necessaria consequenza alla residenza e s'annichilava la corte; che si levavano le prevenzioni e reservazioni, e la collazione de' beneficii si tirava a' vescovi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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