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      Et insomma, non potendo se non presupporre che una persona di tanta autorità e prudenza non sarebbe andata senza fondamento sicuro per fabricare li suoi dissegni, pensarono di spedire immediate al pontefice con tutte queste considerazioni, et avendo osservato che sempre, quando giongevano in Trento o partivano estraordinarii, li prelati ricevevano occasione di parlare, d'investigare la causa e di bisbigliare e di far strepito e di machinare anco, il che, dopo la venuta del cardinale, averebbe potuto produr effetti piú pericolosi, spedirono con secretezza e scrissero che a Roma fosse dato ordine a' corrieri che all'ultima posta appresso Trento lasciassero la guida et ogni altro impedimento, et entrassero nella città pian piano col solo dispaccio.
      Non andò il cardinale in congregazione secondo l'ordine dato, perché il giorno seguente sopragiontagli la febre, se ben leggiera, lo fece differire: mostrò nondimeno desiderare che si andasse lentamente per poter intervenir esso ancora inanzi la risoluzione. I legati risolsero di compiacerlo, facendo ridur la congregazione molto piú tardi del solito: nella quale essendo intervenuti li vescovi et abbati francesi, si fece prima una general resegna, consegnando a ciascuno il suo luogo, et il numero de' prelati in quella si trovò 218, et il seguente giorno, per esser nata qualche difficoltà di precedenza, fu di nuovo la risegna fatta, facendo entrar li prelati ad uno ad uno in congregazione e conducendo ciascuno al suo luogo; in quelle congregazioni, però, nissun de' francesi parlò, o perché volessero aspettar l'intervento del cardinale, o per veder prima bene il modo che tenevano gl'altri.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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