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      L'arcivescovo d'Ottranto ordinò per la sera de' 19 novembre un banchetto a molti prelati, e quello che ebbe il carico gl'invitò, dicendo che non dovessero per servizio della Sede apostolica mancare; perilché immediate si publicò per Trento che i ponteficii si radunavano per concertar unione contra li francesi. La qual cosa fu a loro di molto disgusto, tanto piú quanto, dopo il convito, furono certificati che a quella mensa s'erano tenuti tali raggionamenti, e vedendo anco che, dopo la loro venuta, quasi ogni giorno arrivava qualche prelato di nuovo: pareva loro d'esser stimati diffidenti e contrarii. I legati, però, a fine di mostrar ogni confidenza e rispetto d'onore al cardinale, nelle visite che ciascuno di loro fece durante il tempo dell'indisposizione, lo persuasero a pigliar cosí bella occasione in sopire con l'autorità sua le controversie per le questioni introdotte, cosa che a lui sarebbe agevole e di gran riputazione, non avendo potuto gl'altri effettuarlo; a che il cardinale si dispose assai ben e s'offerí di adoperarsi.
      Il pontefice, che in quei giorni era stato in qualche pericolo per un grave et improviso accidente, ricuperata la sanità, ebbe gl'avisi da' legati e da molti luoghi per dove li francesi erano passati, che tutti in conformità erano pieni de' dissegni loro; et a questo s'aggionse che, mentre fu indisposto, monsignor dell'Isle andò facendo prattiche che il papa si facesse a Trento per nazioni se fosse morto, e si tenesse la Sede vacante sin che la riforma fosse fatta; che cosí il concilio sarebbe stato libero et il papa creato non averebbe sentito gravezza d'accettar la riforma stabilita prima; il che piú d'ogni altra cosa lo commosse, cosí per l'affetto del dispiacere che ogn'uomo et i prencipi massime sentono, quando si dissegna dopo la vita loro, come anco perché nissuna cosa lo rendeva piú certo dell'animo de' francesi, risoluto alla riforma della corte e del pontificato; et a queste cose aggiongendo anco le differenze che erano in Trento per l'instituzione de' vescovi e per la residenza, fece ridur quotidiane congregazioni, e non si teneva che non dicesse ad ogni sorte di persona che non aveva negozio piú importante e piú pericoloso a sé che il concilio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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