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      In fine disse aver finita la sua legazione e che gl'ambasciatori direbbono il rimanente; ma egli e li prelati seco venuti protestavano di voler esser soggetti, dopo Iddio, al beatissimo pontefice Pio, riconoscendo il suo primato in terra sopra tutte le chiese, li commandamenti del quale mai ricuseranno. Che hanno in venerazione li decreti della Chiesa catolica e della sinodo generale; che onoravano e riverivano li legati, offerivano concordia et unione a' vescovi, e si rallegravano che gl'ambasciatori dovessero esser testimonii de' pareri loro, tutto ad onor della Maestà divina.
      Finito di parlare, il cardinale di Mantova con poche parole lo lodò della fatica presa per servizio di Dio, attestò che della venuta sua tutta la sinodo s'era rallegrata, fece anco onorata menzione de' fratelli suoi, commendandogli che nella professione non mostrassero minor prontezza nel servizio di Dio e del regno, e si rimise alla risposta che per nome della sinodo averebbe dato l'arcivescovo di Zara a ciò deputato. Il qual disse che la sinodo con sommo dispiacere aveva sempre udito le sedizioni e tumulti di religione in Francia, della quale la quiete e tranquillità gl'era stata sempre a cuore, e tanto piú ne sentiva dispiacer allora, quanto con la narrazione di Sua Signoria Illustrissima gl'erano stati posti sotto gl'occhi; ma sperava che in breve il re potrà, imitando la virtú de' suoi maggiori, reprimergli. Che la sinodo s'adopererà con tutto l'animo per far conoscer il vero culto di Dio, emendar li costumi e render la tranquillità alla Chiesa; al che sperava poter piú facilmente pervenire, aiutata dall'opera di Sua Signoria Illustrissima e da' prelati con lei venuti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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