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      Degl'ambasciatori che erano in Trento, gli disse che essi ancora erano corrotti. Quanto al cardinale, che lo teneva per buon catolico, ma inclinato alle riforme impertinenti de' riti ecclesiastici, dell'uso del calice, de levar le imagini, d'introdur la lingua volgare et altre tal cose, al che era persuaso dal duca di Ghisa, suo fratello, e da altri suoi parenti; che la regina al suo partire gliene fece efficace persuasione e gli diede 20000 scudi. Disse che nel numero de' vescovi ve n'erano 3 della medesima fazzione; ma sopra tutti quello di Valenza s'intendeva con la regina et era mandato da lei espresso, come principale, al qual averebbe convenuto che il cardinale portasse rispetto. Misero in fine ordine tra loro, come trovarsi e trattarsi insieme. Gli diede il Ventimiglia 50 scudi d'oro, che cosí avevano commesso li legati, quali in principio egli fece resistenza d'accettare; ma il Ventimiglia con buone et accommodate parole lo fece contentare; non però esso gli pigliò, ma chiamato un suo servitore che seco era, ordinò che gli pigliasse a nome della sua religione.
      Io ho narrato ben spesso, e tuttavia continuo narrando alle volte qualche particolari che son certo dover da molti esser stimati non degni di menzione, sí come io parimente tali gli ho riputati; ma ritrovandogli conservati e notati nelle memorie di quelli che si sono trovati nelle azzioni, mi son persuaso che qualche rispetto a me incognito vi fosse, per quale gl'abbiano giudicati meritevoli di commemorazione, et ho voluto, secondo il giudicio di quelli piú che secondo il mio, riferirgli.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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