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      E veramente fu conosciuto che il vescovo non aveva mal parlato, e fu corretto il canone che, sí come diceva: "i vescovi chiamati dal pontefice romano", cosí dicesse: "i vescovi assonti per autoritŕ del pontefice romano".
      Il dí seguente, essendo venuto il tempo di dicchiarar il giorno della sessione, il cardinale di Mantova propose che si prorogasse sino a' 17, e se in quel mentre non s'avessero potuto aver in ordine li decreti della riforma spettante alla materia che si trattava, questa si diferisse alla seguente sessione. Il cardinale di Lorena concorse nel medesimo parer quanto al giorno, ma con condizione che non si ommettesse di trattar tutto quello che parteneva alla materia, né cosa alcuna si rimettesse alla seguente, nella qual era necessario dar principio alla riforma universale. L'arcivescovo di Praga, il Cinquechiese e l'orator di Polonia concordarono nel medesimo parer; e dopo molta contenzione d'alcuni che volevano, secondo il voto del vescovo di Nimes, che si rimettessero le questioni ad altro tempo, e de altri, che volevano deciderle, si deliberň di stabilire la sessione per il sudetto giorno, con ordine che, per spedire tutta la materia, si facessero due congregazioni al giorno, e se allora non fosse decisa, si publicassero li decreti che si trovassero in quel tempo stabiliti, rimettendo gli indecisi ad altro tempo, e nella seguente sessione si trattasse della riforma inanzi che entrar ne' ponti della dottrina. Riprese ancora il cardinale di Mantova lo strepito de' piedi e di parole del giorno precedente, concludendo che se per l'inanzi non avessero parlato con rispetto e riverenza conveniente alla degnitŕ propria et alla presenza d'essi legati, che rapresentano Sua Beatitudine, e de' cardinali et ambasciatori, che rapresentano i prencipi, essi sarebbono usciti di congregazione per non comportar tanti disordini.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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