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      [Dissegno degli spagnuoli e de' francesi]
     
      Era l'istesso il fine de' francesi come de' spagnuoli di proveder all'ambizione et avarizia della corte, che ad arbitrio dominava con precetti inutili e di nissun frutto e cavava quantità grande de danari con le collazioni de beneficii e dispense dalle regioni cristiane. Ma li spagnuoli giudicavano che, per la devozione che il popolo de' regni loro portava all'autorità pontificia e per l'animo del re e del suo conseglio, aborrenti dalle novità, se questo si fosse fatto alla dritta et all'aperta ne sarebbe nato scandalo e non s'averebbe potuto effettuare, e che il pontefice facilmente averebbe potuto interponer tante difficoltà appresso li prencipi, che non s'averebbe manco potuto venirne alla dicchiarazione; ma che convenisse, secondo l'uso di quella nazione, pigliar la mira lontana e col dicchiarare che la giurisdizzione de' vescovi e la residenza era da Cristo e de iure divino, metter in riputazione quell'ordine appresso il popolo, impedir le violenze che la corte romana potesse usar contra le persone loro, e cosí dargli commodo che in progresso potessero riformar le chiese, con servizio di Dio e con tranquillità de' popoli, restituendo la libertà recuperata da' romani.
      Ma li francesi, il natural de' quali è proceder all'aperta e con impeto, avevano queste arti per vane; dicevano che non averebbono mancato a Roma rimedii per renderle inutili e che per venir al fine avevano bisogno di tanto tempo, che non si poteva aver nissuna buona speranza; ma che il vero modo era, senza nissun'arte, alla dritta et all'aperta urtar gl'abusi purtroppo chiari e manifesti, e che non era maggior la difficoltà in ottener questo, che era il fine principale, di quella che fosse l'ottener il pretesto, che ottenuto, sarebbe stato un niente.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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