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      E quanto al tener la sessione, scrisse confusamente che non fosse differita oltre li 15 giorni e che non si celebrasse senza aver le materie in ordine, acciò non fosse presa occasione da' maligni di cavillare.
      Per Trento passò una solenne ambasciaria del duca di Baviera, inviata a Roma per ottener dal papa la communione del calice. Ebbe audienza da' legati e trattò in secreto col cardinale di Lorena. Fu causa di rinovar la controversia già sopita in quella materia, essendo li spagnuoli e molti degl'italiani (se ben per voti della maggior parte s'era rimessa la causa al papa) di parere che fosse pregiudicio al concilio, se, durante esso, quell'uso s'introducesse. Si posero anco tutti li padri in moto per esser da Roma gionte lettere a diversi prelati che s'averebbe sospeso il concilio; la qual fama fu anco confermata da don Gioanni Manriques, che per Trento passò da Germania a Roma. Ma li legati, ricevute le lettere del pontefice, giudicarono impossibile esseguir gl'ordini da Roma venuti, e che fosse di bisogno dar al pontefice informazione piú minuta delle cose occorrenti, di quella che si poteva dar per lettere, e far capace il papa che non si può governar il concilio come a Roma si pensa, et aver instruzzione da Sua Santità piú chiara di quanto dovevano operare. Et essendo bisogno di persona di buono giudicio, ben informata et a che doveva il papa aver credito, non trovarono migliore del vescovo di Vintimiglia, il qual deliberarono d'ispedire in diligenza. Le feste del Natale instante furono di opportuna commodità per far prima caminar lentamente, poi per intermetter le congregazioni, e con aggio attender a quell'espedizione, che fu il 26 del mese di decembre.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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