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      Si travagliò longamente per le parole di san Paolo, il qual concede al marito fedele, se la moglie infedele non vuol abitar con lui, di restar separato. Non si contentò dell'esposizione commune, che il matrimonio tra gl'infedeli non sia insolubile, allegando che l'insolubilità sia dalla legge naturale per le parole d'Adam esposte da nostro Signore e per l'uso nella Chiesa, nella quale i maritati infedeli battezati di nuovo non contraono matrimonio, e pur il loro non è differente da quello degl'altri fedeli. E si risolse di dire esser migliore l'intelligenza del Gaetano, che anco quella separazione di san Paolo del fedele dall'infedele non s'intende quanto al legame matrimoniale, e che era cosa che doveva esser dal santo concilio ben considerata. Quanto alla fornicazione, disse che quella parimente non doveva esser causa della separazione del legame, ma della copula e dell'abitare solamente. Si trovò però implicato per aver detto prima che il divorzio poteva esser concesso per piú rispetti, per molte cause, dove che l'Evangelio non admettendo se non la causa della fornicazione, è necessario che parli in altro senso e di altro ripudio, e che questo evangelico si debbia intender quanto al legame, poiché quanto agl'altri doi vi erano molte cause di divorzio. Diede diverse esposizioni a quel luogo dell'Evangelio, e senza approvarne né reprovarne alcuna, concluse che l'articolo doveva esser dannato, atteso che per tradizione apostolica il contrario s'ha di fede; che, risguardando alle parole dell'Evangelio, non sono cosí chiare che bastino per convincere luterani.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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