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      Furono biasmati li legati d'aver lasciato disputar questo articolo come pericoloso, essendo cosa chiara che coll'introdozzione del matrimonio de' preti si farebbe che tutti voltassero l'affetto et amor loro alle mogli, a' figli e, per consequenza, alla casa et alla patria, onde cesserebbe la dependenza stretta che l'ordine clericale ha con la Sede apostolica, e tanto sarebbe conceder il matrimonio a' preti, quanto distrugger la ierarchia ecclesiastica e ridur il pontefice che non fosse piú che vescovo di Roma. Ma li legati si scusavano che, per compiacer il vescovo di Cinquechiese, il qual aveva ricchiesto questo non solo per nome del duca, ma dell'imperatore ancora, e per render li cesarei piú facili a non far grand'insistenza sopra la riforma che piú importava, erano stati constretti compiacerlo.
      I francesi, veduto che l'opinione piú commune era che un prete potesse esser dispensato al matrimonio, si congregarono insieme per consultare se era opportuno dimandar la dispensa per il cardinale di Borbone, come Lorena e gl'ambasciatori avevano in commissione; e Lorena fu di parer di no, con dire che senza dubio nel concilio vi sarebbe difficoltà nel persuader che la causa fosse raggionevole et urgente, poiché per aver posterità non era necessario, essendo il re giovane, con doi fratelli et altri prencipi del sangue catolici, e per aver governo mentre il re pervenisse alla maggiorità, lo poteva far restando nel clero. Che per le differenze che sono tra francesi et italiani, cosí per causa della riforma, come per l'autorità del papa e de' vescovi, quelli che tenevano opinioni contrarie alle loro studiosamente si sarebbono opposti anco a questa dimanda; che meglio era voltarsi al papa, overo aspettar meglior occasione et esser assai per quel tempo l'operare che non sia stabilita dottrina che possi pregiudicare.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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