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      Ma oltre questo fine principal di ambe le ambasciarie, quella di Oisel portava appresso proposizione di levar di Trento il concilio e congregarlo in Costanza, Vormazia, Augusta o altro luogo di Germania, con carico di rapresentare al re che, dovendosi celebrare per li tedeschi, inglesi, scozzesi e parte de' francesi et altre nazioni, quali erano risolute di non aderir, né accettar mai quel di Trento, vanamente restava in quel luogo. Di questa negoziazione era stato autore Condé, il qual sperava per questa via, quando riuscisse, d'aggrandir molto il suo partito, unendolo con gl'interessi di tanti regni e prencipi, et almeno indebolir la parte catolica con promover difficoltà al tridentino. Ma non riuscí, perché il re di Spagna, udita la proposta, (il che dico anticipatamente per non far piú ritorno a questo negozio) s'avidde dove mirava e fece una piena risposta che il concilio era radunato in Trento con tutte le solennità, col consenso di tutti li re e prencipi et ad instanza di Francesco, re di Francia; che l'imperatore aveva la superiorità di quella città, come nelle altre nominate, per dar piena sicurezza a tutti, quando la già data non paresse bastante: però non si poteva far altro che proseguirlo et aver per buono tutto quello che si determinasse. Et avisò il papa di tutto, con certificarlo che egli non era per dipartirsi mai da quella risoluzione.
     
     
      [Cesare trattien Morone. I francesi si straccano del concilio]
     
      I francesi in Trento ebbero per superfluo far instanza a' padri, conforme al commandamento regio, inanzi il ritorno di Morone, essendo cosa appontata con tutti che le azzioni conciliari si differissero sin allora.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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